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mercoledì 23 gennaio 2008

La diversa considerazione delle aziende nei confronti degli attori/consumatori

Rilancio su queste pagine la "prova comparativa" effettuata dall'amico Tommaso, e pubblicata ieri sul suo tumblr, il quale ha interpellato tre diverse aziende chiedendo informazioni su uno stesso prodotto, ma presentandosi con 4 diverse identità.
Un test, per quanto in forma ridotta, davvero interessante; leggiamo insieme:

Prima delle vacanze mi ero interessato ad un prodotto chiedendo informazioni all’azienda americana che lo produce. Nonostante l’intenso periodo ho avuto nel giro di 2 giorni una gentilissima risposta, che mi rimandava all’importatore ufficiale.

Ho scritto all’azienda italiana ma, ad oggi, non ho avuto risposta.

Tuttavia la cosa, oltre ad evidenziare la differente considerazione che le aziende italiane hanno dei consumatori (mi son presentato come semplice utente) ha stimolato la questione “e se mi fossi presentato come blogger?”.

Così ho pensato di interpellare 3 diverse aziende, chiedendo informazioni specifiche su un loro stesso prodotto, interpretando 4 ruoli diversi: l’utente curioso, il blogger, il blogger influente ed autorevole (citando a tal proposito le contestatissime classifiche nazionali) e il giornalista (senza specificare la testata).

Il messaggio, nel quale emergeva solo la curiosità verso il prodotto e non prometteva alcun articolo, conteneva una richiesta di informazioni specifica (che in 2 casi su 3 era comunque presente nel sito web) e un interessamento ad una prova.

Son così riuscito ad elaborare un report delle mail che ho inviato.

[com. st. = comunicato stampa, riv. aut. = indica il rivenditore più vicino]

Prima di tirare le mie conclusioni vorrei però precisare un paio di cose.

Ho scelto delle aziende di prodotti hi-tech che sono presenti in maniera massiccia in Rete e che si confrontano, o si sono confrontate, con vari media sociali, tuttavia 3 aziende non rappresentano un campione significativo del mercato.

Tutte le mail sono state inviate da account privati, dai quali non è possibile risalire ad alcuna identità (vera o fittizia che sia). Per giustificare l’autorevolezza come blogger ho semplicemente linkato la posizione di un blog in classifica. Sarebbe bastato notare la mancata corrispondenza tra la firma della mail e il nome dell’autore per capire che si trattava di una bufala.

Mi sembra che le aziende in questione abbiano mostrato interesse e celerità nella risposta verso top blogger e giornalista: la stessa risposta impiega il doppio del tempo (o non arriva proprio) se la domanda proviene da un utente o da un blogger.

I dettagli della risposta, e quindi il tempo dedicato, salgono quanto più è riconosciuto influente il destinatario. La scelta di allegare comunicati stampa e foto, che non contengono altri contenuti informativi rispetto a quelli già presenti online, potrebbe essere interpretata come un tentativo di caldeggiare un articolo; inoltre viene considerato influente il blogger, anche se nel blog non parla nello specifico di argomenti correlati al prodotto in questione (stessa logica del testimonial classico?).

Mi piacerebbe sapere se interpellando più aziende e cambiando il settore, la diversa considerazione dei vari utenti rimane la stessa e quindi sale in relazione alla presunta influenza sugli altri consumatori.


Ebbravo Tommaso, ottimo lavoro!
Ma ora, vogliamo fare anche i nomi?
Delle aziende, certo, ma soprattutto... dei bloggers influenti! ;-)
(uhm... io qualche sospetto sui nomi ce l'avrei...)

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