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venerdì 28 novembre 2008

a Senigallia il Natale 2008 è "on ice"!


Eccola: è la pista del ghiaccio nei Giardini della Rocca Roveresca che da domani sarà ufficialmente operativa, e che farà divertire grandi e bambini per le feste di Natale.
La pista ha una superficie di 450 mq correlata di strutture per la cassa e l’affitto dei pattini (il costo dovrebbe essere di circa 6 euro all’ora); sono ancora da definire i dettagli sugli eventi collaterali.
L'impianto sarà in funzione fino all'11 gennaio 2009 indicativamente, ma la data di smontaggio potrebbe slittare al 31 gennaio se il gradimento sarà molto alto.

Giuro che quando ho letto, qualche giorno fa, il comunicato dell'Ufficio del Turismo pensavo si trattasse della solita bufala, e invece... :-)

giovedì 27 novembre 2008

Fotografi nel web #60: Davide Massignani



Davide Massignani: chi è?
Hmm...bella domanda!! Direi un ragazzo qualsiasi che fino a qualche anno fa sbadigliava davanti alle diapositive del padre e che non avrebbe mai pensato che quella scatola nera con un vetro davanti sarebbe diventata una piacevole "compagna di viaggio". Una definizione?? .. direi fotografo per divertimento.

Quando hai iniziato a fotografare?
La mia esperienza fotografica è nata in piena era digitale. Nel 2005 comprai la mia prima compatta che è tuttora sempre nello zaino. I primi risultati erano pessimi ma qualche foto-ricordo discreta mi spinse ad avvicinarmi all'argomento con l'intento di migliorare i vari aspetti della fotografia vera e propria. Nell'autunno 2005 decisi quindi di investire in un'attrezzatura più adatta per quello che avevo intenzione di fare e... eccomi qua!!

Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
Non ho un genere preferito anche se adoro i ritratti ambientati.

Hai fatto qualche corso di fotografia?
Si! Ne ho fatto uno un paio di anni fa. Ricordo che durante una serata feci una domanda sulla post-produzione e la risposta fu : "...non ti preoccupare, fai così che vai bene!!". A quel punto decisi di tornare sul mio percorso di autodidatta fatto di libri, forum e pratica.

Quali sono i fotografi del passato e del presente che più apprezzi?
Direi che fra "quelli di una volta" mi piace molto l'ironia di Elliott Erwitt e il romanticismo di Robert Doisneau. Fra quelli in attività sicuramente i ritratti di Steve McCurry e le atmosfere di Olivier Follmi.

Che attrezzatura fotografica hai usato nel passato, e quale stai attualmente utilizzando?
Come dicevo prima la mia esperienza fotografica è "figlia del digitale". Le prime foto con la compattina Olympus per poi passare al sistema reflex Canon che uso attualmente. La pellicola l'ho vista anni fa nella borsa di mio padre e ultimamente quando decisi di prendermi una Holga.

Qual è lo scatto al quale sei particolarmente legato?
Diciamo che non ho uno scatto a cui mi sento particolarmente legato, ci sono alcune foto che però rivedo sempre volentieri.

Quali sono i tuoi progetti attuali e quali quelli per il futuro?
Ormai il 2008 volge al termine e non ho progetti in corso. Per il 2009 mi piacerebbe sviluppare un tema magari riguardante qualche problematica della mia zona.

Hai mai esposto le tue immagini in mostre fotografiche personali o collettive?
Ho partecipato a un paio di mostre collettive organizzate da Maxartis (MA Paesaggi - Mantova dicembre 2007 / MA - Storia e suggestioni nell’ambiente collinare - Pergine Valdarno Novembre 2008). Nel 2009, forse, avrò la possibilità di una mia prima modesta esposizione nella mia cittadina ma il progetto è ancora da definire.

Hai mai avuto riconoscimenti in concorsi fotografici o pubblicazioni delle tue foto su libri o riviste?
Ho fatto qualche lavoretto locale e alcune foto sono state pubblicate su alcune riviste negli spazi a tema ma niente di rilevante.



Quanto tempo dedichi alla fotografia?
Da quando ho cominciato la fotografia ha rubato spesso e volentieri il tempo ad altri hobby che coltivo... attualmente direi un 75 per cento.

Raccontaci un episodio curioso o simpatico legato alla tua esperienza.
Ricordo con simpatia la serata del concerto dei Verdena. Per quella sera ero stato contattato da un gruppo locale che suonava come spalla e mi chiedeva qualche foto della serata. Una volta accontentati gli amici ne ho approfittato per fare qualche altro scatto e ricordo come i fans incuriositi delle prime file si preoccupavano di farmi spazio, alcuni mi chiedevano se ero di qualche rivista (la risposta ovviamente... SI!!), altri sbirciavano sul display e volevano la mail per avere qualche foto dei loro idoli. Tutto questo mi fece sorridere e pensavo: "...basta presentarsi con un teleobiettivo per sembrare un professionista!!" :-)

Quando rivedi i tuoi vecchi scatti cosa pensi?
Alcuni li rivedo volentieri e mi piacciono ancora come sono, altri penso che si sarebbe potuto fare meglio mentre altri, col tempo, hanno preso la "via del cestino".

Dove sono pubblicate, sul web, le tue foto?
Le mie foto le potete vedere sul mio sito http://mdphoto.altervista.org oppure sono pubblicate su alcune fotocommunity: MicroMosso - MaxArtis - Fotocommunity - Onexposure - Lafotonline.

Un pensiero a chi si avvicina ora al mondo della fotografia.
Non sono bravo a dare consigli comunque direi di avere pazienza, di impegnarsi, di essere autocritici ma soprattutto, almeno per me... divertitevi!







Fotografie: © Davide Massignani

Vuoi concludere con un saluto o un ringraziamento?
Ringrazio mio padre e le sue diapositive, ringrazio quello che ha inventato il digitale e mi ha risparmiato di andare avanti e indietro dal negozio, ringrazio i Forum per la fonte inesauribile di notizie e informazioni, ringrazio le community per la visibilità e gli scambi di opinioni, ringrazio voi per la piacevole intervista e tutti quelli che son passati o passeranno a visitare il mio spazio... Grazie ancora.


Leggi l'intervista anche su: Fotografi nel Web

mercoledì 26 novembre 2008

Oops!... Facebook, I did it again!!

Chi era che la cantava? ;-)

Ebbene sì, l'ho fatto di nuovo: ho riaperto il mio account su
Facebook, vediamo se stavolta riuscirò a tenerlo aperto per più di quattro giorni...

(clicca sul logo per accedere alla mia pagina)

potenza della TV, potenza di Google...

Premessa: questo blog non ha un traffico da "blog-star" ma è un piccolo e tranquillo blogghino che si occupa di varie amenità, tra le quali ci sono (principalmente) la fotografia, i reportages, un po' di cavoletti miei e, da un po' di tempo a questa parte, i libri.

Lo scorso 21 ottobre, poco più di un mese fa, pubblicai un post proprio dedicato ai libri, nella fattispecie si parlava dell'uscita in tutte le librerie d'Italia di "Handicappato e carogna" di David Anzalone, comico senigalliese spastico dalla nascita, edito da Mondadori per la collezione Biblioteca Umoristica Mondadori e scritto a quattro mani con Alessandro Castriota.

Giusto l'altro ieri, lunedì 24 novembre, David Anzalone è stato ospite a "Cominciamo bene", trasmissione di RaiTre condotta da Fabrizio Frizzi ed Elsa Di Gati e in onda tutte le mattine dal lunedì al venerdì alle 10.00, dove ha presentato il suo libro.
Non ho visto la trasmissione ma deve essere stato davvero un successo!

Lo deduco dal fatto che osservando verso mezzogiorno gli accessi a questo blog su Whos's.amoug.us (non l'avete mai provato? vi fa vedere in tempo reale quanti utenti avete sul blog e su quali pagine, strumento utilissimo) non credevo ai miei occhi: vedevo salire il numero degli utenti fino ad arrivare alla cifra (per me stratosferica) di '54 users on-line' contemporaneamente!


Dal grafico è chiaro: su 54 utenti, 50 erano sul post dedicato a David Anzalone e al suo libro "Handicappato e carogna".
E tutti quei contatti arrivavano da Google grazie al piazzamento del blog al primo posto nei risultati della ricerca con il titolo del libro.

Una doppia felicità: per me perché mi ha fatto sentire, per un quarto d'ora, una "blog-star"; per David perché dimostra che il suo libro ha davvero fatto centro! :-)

lunedì 24 novembre 2008

25/11/2008: Simone Giacomelli ricorda Mario Giacomelli

"Io non credo che la morte chiuda certe storie, perché, se c'è tanto di strano in questi occhi che vedono, e in queste orecchie che sentono, vi è posto per altre cose strane che non capisco."
(Mario Giacomelli 1925-2000)



Sono passati otto anni da quel 25 novembre 2000, giorno della scomparsa del grande Mario Giacomelli; anche quest'anno, come negli otto anni precedenti, la figura del Maestro della Fotografia verrà ricordata dalla sua città, Senigallia, con manifestazioni, omaggi, mostre, proclami e parecchie parole...

Su Giacomelli credo si sia già detto tutto e fatto vedere, forse, anche troppo.

Ho avuto l'occasione, qualche tempo fa, di incontrare il figlio Simone: non lo conoscevo ed ho avuto con lui un approccio "da persone normali"... e sì, perché quando si incontra il figlio di un così illustre personaggio ci si aspetta che questi si dia perlomeno "un po' di importanza".
Niente di tutto questo: Simone mi ha dato l'impressione di essere una persona davvero "semplice", nel senso buono della parola.

Qualche giorno fa mi venne un'idea, visto l'approssimarsi dell'importante anniversario: "perché non chiedere la disponibilità a un'intervista al figlio di Mario Giacomelli?".
Una volta ottenuto l'ok da Simone (cosa che mi ha reso particolarmente felice) ho quindi provato a buttare giù alcune domande, ma mi sono trovato in grossa difficoltà; non mi andava di fare una cosa troppo commemorativa, ma di realizzare una raccolta di pensieri sparsi, non necessariamente legati uno all'altro, un ricordo "da figlio" di semplici momenti ed emozioni vissuti insieme a suo padre; un ricordo di un grande fotografo anche senza necessariamente parlare di fotografia.

...e Simone (che ringrazio) ha scritto questi pensieri...


Uno scatto su Mario, mio padre

Odio le commemorazioni, amo ogni giorno ricordare.

Mi ricordo il profumo del suo sigaro, ma prima ricordo i pacchetti di sigarette senza filtro che si accumulavano in camera oscura.
Ricordo ogni volta che abbiamo litigato, ogni volta che l’ho deluso, quando ci siamo tolti il saluto e quando ci siamo resi conto che non c’era nient’altro di vero che noi due, il resto era una marea sorda, cieca e vociante.
Non ci siamo mai detti "ti voglio bene", mai abbracciati, ogni emozione brucia dentro, ogni colpo della vita lo assorbiamo in silenzio e quando si può lo mostriamo.
Papà fotografava, ma non era fotografo, quando si guardano le sue immagini si vedono paesaggi, bambini tra oscure signore o nei campi ad aiutare il sole con il loro sorriso, pretini che ballano e anziane signore che aspettano la morte.

Ma se invece di guardare proviamo a leggere quelle immagini, sentiamo dentro qualcosa che non sappiamo dire, che non occorre dire; quando leggiamo quelle immagini vediamo attraverso gli occhi del fotografo, possiamo toccarne l’anima o come vogliamo chiamarla, e ci accorgiamo che quello che leggiamo in quei pezzi di carta impressionati dalla luce ha a che fare con la nostra vita, i nostri rapporti con il mondo.

Mi ricordo i sabati e le domeniche a girare in macchina con lenzuola, maschere di gomma, cani di pezza e una scatolina di pastelli ad olio utili ad evidenziare certi segni che il tempo lascia sui muri, sulle lastre di ferro d’un cantiere navale e nascosti ovunque, si, ma non era un fotografo, perché quello che guardava assumeva le sembianze della sua mente e quei rettangoli di carta 30x40 appesi nei musei, nelle gallerie, negli uffici, nelle case di mezzo mondo, sono foto fatte dalla realtà a Mario Giacomelli.
Se si stava con lui in silenzio, seduti ad un tavolo, ogni tanto lo si sentiva borbottare “Mh!”, questo era il suono d’ogni sguardo sulla vita attorno a lui, quando la metteva a fuoco senza macchina fotografica.

Ricordo le sue maledizioni scagliate contro il tempo troppo transitorio e sono tutte tornate indietro, perché il tempo, il flusso traumatico del tempo, come papà diceva, è implacabile e sordo.
Il tempo è la vita che Giacomelli ripeteva a tutti essere meravigliosa e a qualcuno confessava, la vita può tradire, come una donna, o un amico, può essere il bianco delle foto, luminoso e affamato di ogni cosa superflua, ma che non tocca le nere cicatrici del mondo, che siamo noi e tutto quello che facciamo.

Io ricordo quando mi disse "E’ tutto inutile, tanto vi dimenticherete tutti" ed è l’unica cosa su cui si è sbagliato.




LA PARTENZA DAGLI OCCHI (a mio padre)

Piccola terra,
ti tengo tra le labbra
desiderando mordere i velenosi anelli di Saturno,
non questo inginocchiatoio
di pascoli e dirupi,
non questa calca di luce.
Piccola terra,
ti vedo tutta nel giusto attimo della partenza,
in cui si dissolve ogni nome,
per ridare all’eterno
la sua continuità.
Restituisco il mio frammento di mappa
al deserto custode, ora,
non ho che un pigiama a righe
stirato solo sul petto.
Sarò per alcuni
un debito di fiori,
per altri un debito impagabile d’amore,
per me, il sottile infotografabile.



Questo articolo è stato pubblicato su "La Voce Misena" n°41/2008.
Leggi anche: Mario Giacomelli: 25/11/2000 - 25/11/2007

sabato 22 novembre 2008

"Uno scatto su Mario, mio padre" di Simone Giacomelli

Su "La Voce Misena" n°41/2008, il settimanale della Diocesi di Senigallia in distribuzione in questi giorni, è presente a pagina 12 un articolo dedicato a Mario Giacomelli in occasione dell'ottavo anniversario dalla sua scomparsa avvenuta il 25 novembre 2000.


L'articolo è curato dal sottoscritto ed anticipa il post che verrà pubblicato lunedì su "Dentro al Replay"; si tratta di una raccolta di pensieri di Simone Giacomelli, figlio del famoso fotografo senigalliese, che ha raccolto il mio invito a ricordare semplici momenti ed emozioni vissuti insieme a Mario, un invito che lo stesso Simone ha interpretato come un concreto aiuto alla memoria collettiva ad onorare suo padre.

Ringrazio pubblicamente Simone per la disponibilità e vi aspetto lunedì, sempre su queste pagine.

..........................

UPDATE: 25/11/2008: Simone Giacomelli ricorda Mario Giacomelli

venerdì 21 novembre 2008

...un "Replay" lungo due anni...

Siamo così arrivati al secondo giro di boa: "Dentro al Replay" compie oggi due anni di vita!


Vi risparmio i discorsi commemorativi, voglio solo ringraziare tutti coloro che sono passati su queste pagine... :-)

...non amo particolarmente festeggiare i compleanni, ma volevo rendervi partecipi dell'evento...

giovedì 20 novembre 2008

"Odissea" di Clive Cussler: impressioni a caldo

Clive Cussler - "ODISSEA"

1200 circa a.C. Le città greche sfidano la potenza di Troia per l’egemonia del Mediterraneo: comincia la più devastante guerra dell’antichità, destinata a durare dieci anni. Ottocento anni dopo, Omero canterà quelle imprese; ma Troia non si affacciava sul Mediterraneo, e Odisseo non era greco… Oggi. Una serie di inondazioni, catastrofi naturali e disastri generati in mare diffondono il terrore e l’idea che gli oceani stiano per «ribellarsi». Ma alla NUMA, l’agenzia per le operazioni di controspionaggio in mare, Dirk Pitt preferisce sempre restare aderente ai fatti e, anche con l’aiuto di due giovani e inaspettati collaboratori, comincia a indagare. E presto scopre una traccia che lo porterà lontano, molto lontano, tra basi segrete sotterranee, incursioni subacquee, una misteriosa setta femminile e uno sconcertante enigma archeologico, verso un’autentica odissea...

prima ediz. 2006, 500 p., € 8,90
Traduzione di M. Beretta
Editore TEA (collana Teadue)

Ed ecco che mi ritrovo un'altra volta, sempre per la rubrica "impressioni a caldo", a parlare di un libro di uno dei miei autori preferiti: Clive Cussler.
Come in tutti gli altri romanzi di questo autore, anche in "Odissea" Cussler riesce a mescolare elementi legati al mare, all'archeologia, alla scienza, all'ambiente ed alla tecnologia in maniera a volte sorprendente ma... stavolta non mi ha entusiasmato.
Sarà forse perché riponevo in questo libro grandi aspettative, dopo aver divorato altri romanzi di questo scrittore ed essermi appassionato ed affezionato alla figura di Dirk Pitt, sarà forse anche perché avevo letto che "Odissea" era uno dei suoi migliori racconti... bah!
Non si può dire che questo non sia un buon romanzo, tutt'altro... è scritto egregiamente e fa rimanere incollati alle pagine grazie ad una trama ben congeniata, pur se incredibile o assurda in alcune occasioni; traspare però, talvolta, un senso di "stanchezza" dello scrittore, sembra di recepire la volontà di "staccare la spina", a cominciare dal personaggio Dirk Pitt che l'autore manda "in pensione" (e non solo) a fine romanzo, con un finale "sdolcinato" che non anticipo.

Devo però ammettere che a Cussler la fantasia non manca, basti pensare quale minaccia stavolta debbano sventare gli scienziati della NUMA: il cattivo di turno (un omuncolo del quale non si sa il vero nome ma che viene denominato "Lo Spettro") ha addirittura segretamente scavato un mega-tunnel nel sottosuolo del Nicaragua al fine di collegare l'Oceano Pacifico con l'Oceano Atlantico e di pompare acqua dal primo verso il secondo in modo da raffreddare la corrente del golfo ed azzerare così il benefico influsso sulle coste europee che subirebbero un brusco calo delle temperature invernali e cataslismi naturali di vario genere.
E poi, tra miti celtici e violenti uragani, Cussler rilancia un'ipotesi che può avere conseguenze anche nel presente: è certo che Troia si affacciasse sul Mediterraneo? E se Odisseo non fosse stato greco?

Un buon libro, non il migliore di Cussler, ma buono.
Cosa ne pensano gli altri lettori? Ecco qualche commento trovato in rete relativo a questo racconto, buona lettura!

Ho letto il libro TUTTO d'un fiato. è MAGNIFICO. Nel libro c'è tutto quello che un buon libro richiede: buona suspence, una buona dose di "trattenute" di fiato e... un buon, anzi buonissimo finale a sorpresa che lascia e lascerà il segno nei libri futuri. Dirk Pitt senyor capirà che non può sempre correre incontro alla morte e sembrerà che si ritiri. Ma la storia ha tutto un altro finale. Voto: 5/5

Ho finito di leggere il libro da poco: c'ho messo 2 giorni... E' magnifico. Non riesco proprio a pensare ad un finale più bello. Lo consiglio a tutti gli appassionati di Cussler, il re dei mari insieme a Dirk Pitt. Voto: 5/5

Bellissimo!! Nulla da dire, per me é il più bel libro di Cussler... Prima di leggere Odissea credevo che il nostro Clive avesse un poco smarrito la vena e che libri del calibro di Sahara o L'Oro degli Inca rimanessero ineguagliati, invece mi sono dovuto ricredere... Da quello che ho capito questa probabilmente è stata l'ultima avventura di Pitt nei suoi soliti panni e cosa dire... il finale non poteva essere più azzeccato per fare uscire di scena il nostro eroe... Anche se spero proprio che qualche salvataggio-limite ai figli ce lo proponga ancora :-) Complimenti Clive, nel tuo genere resti sempre il migliore!!! Voto: 5/5

Tra il 3 il 4. Cussler si è ormai trasformato in una macchina per soldi, come Tom Clancy, sfornando serie parallele firmate da lui (?) e da un fantasma. Ques'ultima opera è leggermente migliore degli ultimi "sforzi" pubblicati in Italia, ma non è assolutamente all'altezza del genio creativo delle prime opere. Anche lo schema agenti superspeciali contro cattivo e multinazionale di turno (stile Spectre) ha fatto il suo tempo. Di classico c'è il ricorso agli effetti distruttivi della natura (anche se la scena iniziale della tempesta con rimorchio dell'albergo/nave in difficoltà è stata resa in maniera molto più realistica da Wilbur Smith - altro grande "smarrito" - in Come il mare). Infine, l'idea di assecondare il passare degli anni, creando i nuovi personaggi dei figli di Pitt, leva credibilità a tutta la storia: pensate a 007 un po' imbolsito che guida una familiare... Nel caso Giordino e Pitt non dovrebbero più avere il fisico per certe scene, senza contare che ormai l'Ammiraglio dovrebbe essere stato abbondantemente pensionato. Voto: 3/5

Mi spiace, il peggiore che abbia letto di Cussler. Scritto con troppa fretta e senza impegno secondo me. Poco curato e con idee assurde. Come rimpiango i tempi di SAHARA e L´ORO DELL´INCA. Voto: 1/5

Orrendo. Una noia mortale. Ridicolo. C'è questo superman che è così stupido da far piangere. Troppo esagerato. Soldi buttati. Voto: 1/5

Al di là del tempo e dello spazio, il mito di Ulisse continua. Questa volta a rigenerarlo è Clive Cussler, il grande Maestro dell’avventura, in un eccezionale confronto a distanza con Dirk Pitt, il più grande eroe della suspense avventurosa. ODISSEA è un romanzo speciale, un’avventura nell’avventura, nel quale Dirk Pitt senior saluta i suoi lettori. Impietoso il tempo batte per tutti la stessa campana di resa e, ad arrendersi all’età, ci sono, come è giusto, anche gli eroi della fiction romanzesca. Adesso che Dirk Pitt ha finito di scorazzare sopra e sotto gli oceani, e aver accondisceso ad una vita più tranquilla e domestica, mi piace guardare alle sue tante impetuose storie, come a capitoli di una moderna odissea. Non valuterei perciò il singolo libro della “collezione” Cussler, ma l’insieme della sua fantastica produzione: ventitre best seller che hanno fatto divertire ed evadere, centinaia di milioni di lettori come me. Ed è significativo che sia proprio il mito di Ulisse a qualificare quest’ultima sfida. In ODISSEA, Cussler ripropone il suo fortunato ed originale schema di narrazione, che prevede due scene del crimine nelle profondità del mare, una remota intrisa di mistero e una recente di faccendieri senza scrupoli, con Dirk Pitt nei panni di investigatore, risolutore di enigmi e difensore della vita. Ma al di là dell’ambientazione affascinante, dell’azione al cardiopalmo, delle meraviglie tecnologiche, nei suoi romanzi ci sono tre messaggi significativi che ne caratterizzano il suo spirito: 1) il mare come contenitore di segreti inimmaginabili. Non solo tesori e relitti preziosi, ma anche testimonianze di civiltà antiche ed equivoci storici; 2) il mare come sede illegale per operazioni di sfruttamento energetico, di manipolazioni del suo habitat, di traffici illeciti, che fanno solo presagire scenari olocaustici; 3) il mare come dono più prezioso della vita e che va, per questo, difeso e tutelato “dai pirati”, che lo vorrebbero, viceversa, impoverirlo a loro esclusivo uso e consumo. Voto: 5/5

Forse un po' semplicistico nelle soluzioni (avevano sofferto ben di peggio in avventure precedenti), comunque il solito Cussler. Tanto di cappello per il fatto di eesere riuscito nell'impresa di fare invecchiare e di portare il personaggio ad uno status che si meritava. Voglio proprio vedere nella prossima avventura il ruolo di Dirk e Giordino. Forse è arrivato il momento di un'avventura comune con Austin e Zavala "visto il finale del libro". Chi da "1" ad un libro del genere forse non ha mai capito lo stile dello scrittore e la filosofia dei personaggi e di chi in genere ama leggere questi libri o vedere film di James Bond. (Senza voler offendere nessuno. E' una mia constatazione) Voto: 5/5

Avendo letto tutti i libri di Clive, sapere che Dirk e Al non faranno piu missioni insieme(questo lo deduco dal fatto che sono diventati troppo vecchi) mi mette una tristezza infinita... fatto sta' che il libro e' molto bello,anche se meno dei precedenti capitoli... un bel 4/5 non lo leva nessuno.

"The Big Picture"

Probabilmente in molti lo conosceranno già, ma per chi non ci fosse ancora capitato navigando nel web segnalo quello che, secondo me, è il miglior blog fotografico presente nella blogsfera: "The Big Picture".


Più che un blog, la definizione che calza meglio al sito è proprio quella presente sul logo: notizie in fotografie.
E' infatti un vero e proprio giornale fotografico, con servizi a cadenza bi-giornaliera che spaziano dai reportages legati alla politica (bellissimo quello dedicato alle elezioni presidenziali USA) ai reportage unamitari, di guerra, scientifici, astronomici, naturalistici, sportivi, ma anche a quelli dedicati ai disastri naturali e all'agricoltura...
Insomma, si possono trovare reportages di tutti i generi, con foto provenienti dalle migliori agenzie fotografiche mondiali.

Fateci un salto e aggiungetelo al vostro aggregatore rss, ne vale davvero la pena...

martedì 18 novembre 2008

Fotografi nel web #59: Maurizio Cintioli



Maurizio Cintioli: chi è?
Per molti anni fotografo per professione poi, dopo una "pausa di riflessione" lunga 3 o 4 anni durante la quale non ho più preso in mano una macchina fotografica, fotografo per passione e ricerca. Grazie all’incontro con Carlo Gallerati, titolare della Galleria Gallerati di Roma ho iniziato a vedere la fotografia in un modo che non avevo mai considerato prima. Mi sono avvicinato all’arte contemporanea e alla fotografia non più come mondo a se, ma come mezzo espressivo al pari della pittura, della scultura e della video arte. Da lì le prime mostre e i primi riconoscimenti per i miei lavori.

Quando hai iniziato a fotografare?
Veramente tanti anni fa. Verso i 15 anni (ora ho 44 anni) ricordo la prima Kodak Instamatic poi la prima reflex, una Praktica ltl 3 e le prime esperienze in camera oscura da autodidatta.

Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
Il mio soggetto preferito sono le persone, la gente e il loro tempo libero. Organizzo sempre i miei lavori per serie, la foto singola non mi interessa. Un aspetto molto importante e che spesso assorbe la maggior parte del tempo che dedico alla fotografia è la progettazione. Prima cerco di "mettere a fuoco" quello che voglio comunicare e come lo voglio trasmettere, poi passo alla realizzazione vera e propria.

Hai fatto qualche corso di fotografia?
Ho frequentato il corso triennale superiore di fotografia all’Istituto Europeo di Design di Roma nel lontano triennio 1985/1988.

Quali sono i fotografi del passato e del presente che più apprezzi?
Mi piace molto osservare il lavoro di altri fotografi, anche sconosciuti. In questo internet è un mezzo perfetto. Tra i fotografi del passato apprezzo molto per motivi diversi: Diane Arbus, Robert Frank, Edward Weston, Eugène Atget, Walker Evans, Mario Giacomelli. Tra i contemporanei, primo fra tutti Massimo Vitali. Poi Desiree Dolron, Sarah Moon, Olivo Barbieri e Lorenzo Cicconi Massi.

Che attrezzatura fotografica hai usato nel passato, e quale stai attualmente utilizzando?
Non dò molta importanza all’attrezzatura. Utilizzo il mezzo che penso possa rendere nel modo migliore il concetto che voglio trasmettere. Se sapessi dipingere userei i pennelli. Attualmente comunque utilizzo esclusivamente fotocamere digitali. Un aspetto importante del mio lavoro è quello della post-produzione per la quale utilizzo photoshop.

Qual è lo scatto al quale sei particolarmente legato?
Qualche tempo fa, avevo in mente di realizzare una serie fotografica che avesse per tema "l’attesa". Ho avuto la fortuna di imbattermi, in un parco divertimenti in Florida, in un’immensa piscina dove la gente più diversa, attendeva l’arrivo dell’onda artificiale che veniva prodotta a tempi prestabiliti. Sono subito corso a prendere la macchina fotografica, ho cercato un punto d’osservazione adatto ed ho iniziato a scattare.


La serie completa e la recensione di Emanuela Costantini.

Quali sono i tuoi progetti attuali e quali quelli per il futuro?
Ho terminato di realizzare da un paio di mesi una serie "Tempus Fugit" che mi ha molto coinvolto emotivamente. E’ stata quasi terapeutica ed è servita ad interrogarmi sul tempo che trascorre e sulle fasi della nostra vita.
E’ stata premiata alla settimana della fotografia che si è svolta nel mese di agosto a Castelnuovo di Garfagnana. In questo momento sto lavorando ad un’altra serie, "moltitudini" che analizza il rapporto delle persone con lo spazio e la mutevolezza delle folle.

Hai mai esposto le tue immagini in mostre fotografiche personali o collettive?
Negli ultimi anni ho avuto la fortuna di esporre in personali e collettive. Tra le personali mi piace ricordare:
febbraio 2008 - Mostra personale "ALTROVE" presso l'Atelier 35 di Roma.
marzo 2007 - Mostra personale "Walking around" presso la Galleria ZEROUNO di Barletta.
febbraio-marzo 2006 - Mostra personale "On the rocks" presso la Galleria ZUMA di Torino.
Tra le collettive:
settembre 2008 - Arte al centoXcento - rassegna d'arte contemporanea presso la Galleria Ottagoni di Roma.
dicembre 2007 - 06_FUORI2 mostra collettiva d'arte contemporanea presso la Galleria Gallerati di Roma.
novembre 2007 - Mostra collettiva "Il Fotogramma" presso il Caffè Letterario di Roma.
ottobre 2007 - Mostra collettiva d'arte contemporanea "Uncomfortable Landscapes" presso la PRIMO PIANO LIVINGALLERY di Lecce.
Dal 23 ottobre esporrò a Milano al Palazzo della Permanente nella collettiva degli artisti finalisti del Premio Arte 2008 indetto dalla rivista ARTE di Mondadori.

Hai mai avuto riconoscimenti in concorsi fotografici o pubblicazioni delle tue foto su libri o riviste?
Sono stato pubblicato tra l’altro su:
ARTE - Mondadori Editore settembre 2008
Foto Cult ottobre 2007
Repubblica.it

Inoltre nel periodo in cui facevo il fotografo professionista ho pubblicato su molte riviste e giornali nazionali.
Tra i riconoscimenti ricevuti:
ottobre 2008 - Premio Arte 2008 - Finalista Premio Arte
agosto 2008 - Portfolio dell'Ariosto 2008 - settimana della fotografia Castelnuovo di Garfagnana - Artista Segnalato.
novembre 2007 - XII Rassegna d'Arte Contemporanea SATURARTE - Artista Segnalato.

Quanto tempo dedichi alla fotografia?
Non abbastanza o almeno non quanto vorrei. Quando lo faccio però mi sento molto bene.

Quando rivedi i tuoi vecchi scatti cosa pensi?
Penso sempre che avrei potuto fare di meglio. Se potessi lascerei sempre le mie serie "in progress" per poterle migliorare. Mi rendo però conto che ad un certo punto per andare oltre occorre chiudere certi discorsi e dedicarsi ad altri temi.

Dove sono pubblicate, sul web, le tue foto?
http://www.mauriziocintioli.it
http://www.flickr.com/photos/maufoto64

Un pensiero a chi si avvicina ora al mondo della fotografia.
Non mi ritengo nella posizione di dispensare consigli. Credo però che come in ogni attività che si inizia, bisognerebbe avere umiltà, essere molto esigenti con se stessi ed ascoltare i commenti e le critiche che possono venir mosse al proprio lavoro.








Fotografie: © Maurizio Cintioli

Vuoi concludere con un saluto o un ringraziamento?
Una persona che devo sicuramente ringraziare è mia moglie. Ci siamo conosciuti in una scuola di fotografia. Le mi ha sempre spronato e consigliato nel migliore dei modi. Quando ho in mente un portfolio, le prime foto vengono sempre sottoposte al suo giudizio. Ho estrema fiducia nelle sue capacità critiche; se il progetto non la convince, sicuramente c’è qualche punto da migliorare e da realizzare in modo più efficace.


Leggi l'intervista anche su: Fotografi nel Web

domenica 16 novembre 2008

"Scene da un matrimonio": ecco il premio (thanks Samuele!)

E' arrivato ieri: è il libro ‘La fotografia di Matrimonio’, di Jeff e Kathleen Hawkins, vinto con il contest veloce organizzato da Samuele Silva sul suo blog in collaborazione con il portale di fotografia Nadir, il cui tema era "Scene da un matrimonio".


Ok, ora mi metto a studiare sperando di imparare qualcosa di utile... ;-)

venerdì 14 novembre 2008

Fotografi nel web #58: Marco Pavani



Marco Pavani: chi è?
Non sono un fotografo di professione. Sono un insegnante di liceo di 55 anni, in distacco da un paio di anni per seguire a tempo pieno progetti in Africa, cosa che già faccio da dieci anni. Mi occupo di adozioni a distanza, ed ho quasi 1500 “figli” in cinque Paesi dell’Africa Occidentale (Guinea, Congo RD, Costa d’Avorio, Burkina Faso, Camerun), che visito almeno una volta l’anno. Mi occupo anche di reperire fondi per le borse di studio di studenti universitari africani che gli consentano di studiare sul posto. Sono arrivato in due anni a trovare quasi 100 borse, ma il bisogno resta enorme. Seguo dei progetti per l’umanizzazione delle carceri in Guinea, e per l’abolizione della pena di morte, sempre in Guinea. Sono sposato da 20 anni con Roberta, ho un figlio magnifico di 23 anni, adottato, che si chiama Miralem, originario di Mostar, Bosnia parte musulmana, che prima era un ragazzino zingaro (con tante difficoltà personali) figlio del mondo senza nessuno al mondo, ed ora è figlio mio e nostro. Mi definisco soprattutto un viaggiatore che parte con la macchina fotografica per raccontare e condividere quello che vede.

Quando hai iniziato a fotografare?
Verso i 26-27 anni quando, in occasione della laurea, mio padre mi regalò una macchina fotografica RICOH 50 super (io avevo chiesto una macchina-automobile…). Ho iniziato a fotografare per documentare le attività della Comunità di Sant’Egidio, di cui faccio parte dal 1972.

Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
Adoro il reportage e i ritratti. Credo che è dai volti che si debba partire per raccontare qualsiasi situazione.

Hai fatto qualche corso di fotografia?
No, mai, ma ho rubato con gli occhi il mestiere accompagnando tanti bravissimi fotografi che raccontavano le attività della Comunità. Parlo di Roberto Koch, Adriano Mordenti, Tano D’Amico, Stefano Montesi e tanti altri. Ho imparato da Adriano il fascino dello sviluppo e le tecniche in camera oscura. Da Tano la passione per il racconto sempre e comunque (penso ai suoi immensi lavori sugli zingari), da Roberto l’organizzazione del lavoro e così via. Recentemente, sull’elaborazione digitale, ho trovato in Aldo Feroce un amico-maestro eccellente, garbato e fermo come si addice a un vero insegnante. Come per tante altre cose della mia vita mi sento uno studente (anche se sono sulla soglia dei 55 non ho perso la voglia di imparare e di scoprire, e mi piace sentirmi ancora studente) ed è sulla strada, on the road, che imparo di più. Anche in fotografia.

Quali sono i fotografi del passato e del presente che più apprezzi?
Del passato: Cartier Bresson per l’atmosfera, per i ritratti. McCullin per la forza del reportage. Scianna, per l’amore del racconto. Del presente Salgado, un idolo, un cercatore dell’uomo sempre e ovunque. Mi piace la sua immensa delicatezza nel raccontare situazioni disperate, in cui emerge la presenza umana a dispetto di tutto.

Che attrezzatura fotografica hai usato nel passato, e quale stai attualmente utilizzando?
Storicamente… se ricordo bene: Ricoh K50 super, poi una serie di Pentax (amavo i suoi obiettivi), dalla X fino alla Z1. Passando al digitale, prima un paio di Minolta Dimage 7Hi, poi la Nikon D70 e adesso la Nikon D200, che trovo adatta alle mie esigenze. Ho tre obiettivi: il 17-55 f.2,8, l’80-200 f.2,8 e il sigma 10-20.

Quali sono gli scatti ai quali sei particolarmente legato?
Questi sono i due scatti che amo di più:


Il primo, quello di Bernadette, lo ritengo una sintesi della mia passione per l’Africa, che vedo come Bernadette: giovane, bella, bambina, con tutta la vita (breve o lunga non fa differenza, ma tutta la vita) davanti, pur se in mezzo al nero del presente, in mezzo al nero delle sue condizioni tragiche da qualsiasi punto di vista le si voglia osservare. E’ uno scatto del 2007, fatto in una baracca del quartiere di Coleah, a Conakry, capitale della Guinea. E’ diventata anche la foto-copertina di un bellissimo libro su DREAM, il programma che lotta contro l’AIDS in Africa, e che ha già salvato la vita a 60 mila malati. E’ anche lo scatto che mi ha convinto ad andarmene da un sito che frequentavo, per la rabbia che mi ha suscitato il fatto che fosse stato praticamente ignorato dallo staff, nonostante avesse avuto un enorme gradimento tra i frequentatori del sito stesso.


Il secondo, “per strada in bici dal nulla”, per l’atmosfera magica del viaggio, sempre in Guinea, tra Conakry e N’Zerekore, dalla costa atlantica alla foresta. Mille chilometri, di cui quasi quattrocento di pista. Più di 22 ore su una quattro per quattro, con amici della Guinea. Ci si ferma per fare pipì, (i miei amici dicono che “bisogna fermarsi per salutare i miei fratelli…”) open-air, ho la macchina al collo, passa un camion che solleva una polvere mostruosa. E dal nulla, contro sole, sbuca un omino in bicicletta…

Quali sono i tuoi progetti attuali e quali quelli per il futuro?
Fotograficamente, vorrei fare un libro raccogliendo i volti, le storie e le situazioni che ho visto in questi dieci anni di viaggi in Africa. Ma il tempo è tiranno, i mezzi sono pochi. Come dicono a Napoli “L’acqua è poca…e la papera non galleggia…”. Mi piacerebbe legare sempre più la mia esperienza fotografica a una rinascita del reportage, un genere che vedo in caduta libera.

Hai mai esposto le tue immagini in mostre fotografiche personali o collettive?
No, mi spiace, la prima esposizione sarà quella di MicroMosso a Lucca.

Hai mai avuto riconoscimenti in concorsi fotografici o pubblicazioni delle tue foto su libri o riviste?
Ho pubblicato tantissimo, su giornali, libri, riviste, in Italia e all’estero, sempre legato agli eventi della Comunità di Sant’Egidio, di cui sono il “fotografo ufficiale”.

Quanto tempo dedichi alla fotografia?
Non so rispondere. Quotidianamente, un’oretta la sera, a qualsiasi ora quando torno a casa. Poi la mattina presto quando mi alzo, ma dipende.

Raccontaci qualche episodio curioso o simpatico legati alla tua esperienza.
Avevo messo in posa un gruppo di bambini, nel quartiere di Hafia, a Conakry – Guinea. Bisognava fare una foto di gruppo per far vedere agli adottanti la condizione “di partenza” per cui era necessario intervenire, appunto, con le adozioni a distanza. A un certo punto passa una ragazzetta a seno nudo, che attraverso il campo fotografico, con la voglia di giocare, disturbare, non so. Dopo la foto, tutti i bambini si sono messi a rincorrere la ragazzina, e sono restato là come un cretino…

Quando rivedi i tuoi vecchi scatti cosa pensi?
Che pippa che sono stato…

Dove sono pubblicate, sul web, le tue foto?
http://www.fotocommunity.it/pc/pc/mypics/947166 http://www.micromosso.com/galleria/thumbnails.php?album=lastupby&uid=823

http://www.fotoarts.org/scheda_utente.php?id_utente=101423 http://www.oltrelafoto.com/mk/forum/album.php?user_id=392&mode=list&mnu=2
http://www.photo4u.org/album_personal.php?user_id=18109
http://www.altphotos.com/Gallery.aspx?&a=MemberGallery&memberid=17305

Un pensiero a chi si avvicina ora al mondo della fotografia.
Guarda, sogna, immagina, scatta, impara dagli altri, racconta, perché attraverso i tuoi occhi altri sappiano.










Fotografie: © Marco Pavani


Vuoi concludere con un saluto o un ringraziamento?
Grazie a te, e a tutti quelli che avranno la pazienza di leggere queste mie parole.
Ciao. Marco

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