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venerdì 29 febbraio 2008

Fotografi nel web #12: Barbara Corvino



Barbara Corvino: chi è?
Un architetto che ama la fotografia

Quando hai iniziato?
A partire dai dieci anni con macchinette varie, dai venti con la reflex.

Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
Fotografo di tutto, sono attirata da ciò che mi circonda... le mie immagini sono semplici, ricerco l'essenzialità e mi interessa specialmente la composizione...
Amo i particolari, cose che di solito passano inosservate, oggetti che vengono ritenuti banali.... giochi di luce ed ombra e naturalmente il mare...

Hai fatto qualche corso di fotografia?
Quel poco che so l'ho imparato sui libri, leggevo quelli di mio padre ancora prima di avere un mio apparecchio, e recentemente sul web...
Mi piacerebbe frequentare un corso un po' specialistico e creativo, ma nella mia città vengono organizzati solo quelli per principianti... ne ho seguito uno qualche anno fa, mi è servito per conoscere amici con cui a volte vado in giro a fotografare.

Quali sono i fotografi del passato e del presente che più apprezzi?
Quando avevo vent'anni sono stata colpita dalle foto di Franco Fontana, per la loro essenzialità, e di Gabriele Basilico, per le sue visioni di periferie urbane.
Attualmente osservo sul web un gran numero di fotografie, cercando di imparare e di assimilare nuovi punti di vista... devo dire però che gli autori sono per la maggior parte assolutamente sconosciuti...

Che attrezzatura fotografica hai usato nel passato, e quale stai attualmente utilizzando?
Ho usato per 15 anni la Zeiss Contarex di mio padre, poi altre due reflex analogiche...
Qualche anno fa sono passata al digitale, prima con una piccola compatta, poi una reflex.
Non rincorro marche o novità... apparecchi ed accessori che uso devono essere semplici e funzionali alle mie esigenze... penso che la foto non sia vincolata ad un mezzo, ma nasca principalmente dall'occhio, dalla mente e dalla sensibilità di chi l'ha ideata.

Qual è lo scatto (o gli scatti) al quale sei particolarmente legata?


"Ombre rosse" rappresenta il mio modo di scattare divertendomi, è stato uno dei primi esempi di quello che chiamo stll life pigro, massimo risultato con il minimo sforzo, senza set o luci di studio...
Ho sfruttato un raggio di sole, un foglio di cartoncino bianco appoggiato per terra, mi sono seduta sul bordo della poltrona, la paletta nella sinistra e l'apparecchio nella destra... e via a scattare a raffica come mio solito...


"Jack Jack Jack" rappresenta per me una foto urbana, una street, una situazione che si può trovare in una città di mare come Savona... il muro con i graffiti, la nave e l'onda... un attimo che mi si è presentato con molta fortuna ed ho colto al volo... Come la maggior parte delle mie foto urbane è anche diventata un documento storico, quella scritta è stata cancellata dopo qualche mese, all'inizio della stagione balneare... ora ci sono già nuovi graffiti, ma niente a che vedere con Jack...

Quali sono i tuoi progetti attuali e quali quelli per il futuro?
Sicuramente vorrei imparare a fotografare, padroneggiare la tecnica senza la quale mi è impossibile realizzare le idee che ho in testa... mi sento limitata e demoralizzata quando non riesco ad ottenere ciò che volevo...
Per quanto invece riguarda il web, da qualche mese ho scelto di vivere le community fotografiche in un modo che non sia il solito postare foto in attesa di ricevere commenti o commentare le foto di altri... ho accettato di fare parte dello staff di una nuova community che non ha ambizioni di diventare la più grande, la più importante, la più famosa, ma solo di essere un luogo dove persone che condividono la stessa passione si possano confrontare con serietà e leggerezza... http://www.oltrelafoto.com/

Hai mai esposto le tue immagini in mostre fotografiche personali o collettive?
Lo scorso anno sono stata invitata a due collettive in Piemonte, altrimenti i miei scatti sono stati esposti in occasione di concorsi a cui ho partecipato...

Hai mai avuto riconoscimenti in concorsi fotografici o pubblicazioni delle tue foto su libri o riviste?
Ogni tanto partecipo a concorsi, sia online che con esposizioni "reali", con risultati vari... niente di particolare comunque...
Gli ultimi in cui ho ricevuto dei riconoscimenti:
http://www.santegidio.org/it/anziani/concorso_2006/20071016_anziani_IT.htm
http://www.maredinverno.org/
Leggo raramente riviste e quindi non mi viene in mente di mandare foto... ma prima o poi lo farò...

Quanto tempo dedichi alla fotografia?
Vivo fotograficamente :-)

Raccontaci un episodio curioso o simpatico durante una sessione fotografica.
Veramente non saprei... un po' tutte le mie foto sono legate ad attimi particolari, ma personali...

Quando rivedi i tuoi vecchi scatti cosa pensi?
Sono affezionata a tutti i miei scatti, anche se perennemente insoddisfatta ed alla ricerca di nuovi soggetti...

Dove sono pubblicate, sul web, le tue foto?
Non ho ancora avuto tempo e voglia di creare un sito personale... per ora sfrutto una galleria gratuita, nella pagina della biografia ho scritto l'elenco dei siti dove si possono trovare le mie foto...
http://www.ivisual.com/barbaracorvino/

Un pensiero a chi si avvicina ora al mondo della fotografia.
La fotografia è fatta di tecnica e creatività.

Grazie a Libero per avermi dato questa opportunità ed un saluto a tutti :-)







Fotografie: © Barbara Corvino

giovedì 28 febbraio 2008

"la Voce Misena" pubblica oggi la mia intervista a Lorenzo Cicconi Massi

Su "la Voce Misena" n°8/2008, in distribuzione da oggi, ci sono anch'io.
Il periodico della Diocesi di Senigallia
dedica infatti il paginone centrale, questa settimana, alla fotografia con l'articolo "Fotografi di razza", che riporta integralmente l'intervista al fotografo senigalliese Lorenzo Cicconi Massi, realizzata e pubblicata il 28 gennaio scorso su questo blog dal sottoscritto.
Una bella soddisfazione...


Purtroppo, per motivi di "peso", ho dovuto ridurre le dimensioni della scansione della rivista, ne risulta un testo con caratteri molto sottili e non facilmente leggibili; segnalo quindi il link diretto per tutti coloro che avessero voglia di leggere (o rileggere) l'intervista nella versione on-line:

foto-intervista a Lorenzo Cicconi Massi

Un ringraziamento a Laura Mandolini, redattrice della rivista, per lo spazio concessomi.
Buona lettura!

mercoledì 27 febbraio 2008

1° concorso fotografico al femminile del Consiglio delle Donne


Nell’ambito delle iniziative proposte in occasione della giornata dell’8 marzo, la Commissione Arte, Cultura e Web del Consiglio delle Donne del Comune di Senigallia promuove il 1° concorso fotografico al femminile, con l’obiettivo di valorizzare la produzione artistica di donne fotografe e creative, professioniste e non, per far conoscere gli sguardi delle donne sulla città.

Un concorso fotografico aperto a tutte le donne, di qualsiasi età, nazionalità e cultura, che dà alle appassionate di fotografia l’opportunità di focalizzare, attraverso il loro spirito di osservazione e la loro creatività, il modo in cui esse vedono e percepiscono la città.
Senigallia intesa, quindi, come luogo in cui le donne vivono, lavorano, si relazionano, come ambiente urbano che le circonda e le condiziona positivamente oppure negativamente.

Da queste considerazioni scaturisce il tema del concorso fotografico che il Consiglio delle Donne propone: "LA CITTÀ VISTA DALLE DONNE"

Le opere, pertanto, dovranno avere come oggetto la città fotografata da qualsiasi particolare angolazione che è in grado di restituire.

Informazioni
Referente: Sara Tontini
Sede: Museo d'arte moderna, dell'informazione e della fotografia
Telefono:071.60424
consiglio.donne@comune.senigallia.an.it

Clicca per vedere:
il manifesto
il regolamento

Robert Capa, il miliziano e la valigia segreta

La notizia non è delle più fresche, risale infatti a circa un mese fa, ma la storia, se confermata, appare molto intrigante...

Sono stati recuperati in Messico un migliaio di negativi del grande fotografo di guerra spagnolo Robert Capa, che immortalò le fasi della guerra civile spagnola; sono "il ritrovamento del Santo Graal della fotografia", come ha detto Brian Wallis, direttore del centro internazionale di fotografia di New York.
Per gli storici e appassionati di fotografia è uno dei regali più insperati e proprio per questo più belli.

"Il miliziano che cade" by Robert Capa

"Il miliziano che cade" è, senza dubbio, la foto più famosa di Robert Capa.
Secondo la
versione di Capa, ormai diventata leggenda, i negativi originali del miliziano spagnolo Federico Borrell Garcìa, ucciso a Cordova il 5 settembre 1936 durante la guerra civile, andarono perduti nel precipitoso trasloco dell'autore da una Parigi invasa dai nazisti, nel 1939.
Capa aveva qualche motivo per fuggire: il suo vero nome era Friedman, ed era ebreo ungherese.

Dopo 70 anni, l'International Center of Photography di Manhattan ha recuperato i negativi; e insieme alla caduta del soldato, altre migliaia di pellicole sono riemerse dall'oblio.
I negativi erano conservati in tre valigie custodite in un luogo imprecisato di Città del Messico, tra i possedimenti di un ex diplomatico messicano che aveva addirittura combattuto ai tempi del generale Pancho Villa.
Le fotografie erano state affidate al generale messicano Francisco Javier Aguilar Gonzalez nel 1940 quindi dimenticate e ritrovate negli anni '90, dopo la morte del generale, dai suoi eredi senza che questi ne riconoscessero il valore artistico.
È soltanto nel dicembre 2007 che i negativi sono stati inviati all'International Center of Photography di New York, fondato dal fratello di Capa, Cornell, consentendo di allargare la collezione fotografica a 3.500 unità.



L'ufficializzazione del ritrovamento ha messo in fibrillazione l'intero mondo della fotografia.
Si spera che i negativi possano permettere di stabilire, una volta per tutte, se la famosa immagine del miliziano che muore sia stato o no uno scatto autentico.
In questi anni non sono mancate le polemiche circa l'autenticità di quella foto; c'è stato pure chi ha sostenuto che lo scatto fosse stato "costruito".
Capa affermava infatti di aver ripreso la morte di Borrell in mattinata; i documenti degli archivi storici della Guerra Civile Spagnola certificano invece che la morte del miliziano spagnolo avvenne il 5 settembre 1936 nel pomeriggio, colpito da una pallottola vagante.

Le due versioni non combaciano: labilità della memoria umana o imprecisione di un furiere?
Esistono però dei provini a contatto in cui Federico Borrell è fotografato lo stesso giorno, sempre da Capa, sorridente e guascone assieme ai suoi camerati.
Quegli scatti sono stati effettuati prima o dopo la foto in cui Borrell appare colpito a morte?
Sarà in quelle valigette la sequenza di scatti in grado di mettere la parola fine alla controversia sulla famosa foto del miliziano morente?
La sequenza sarà resa pubblica e ci dirà, finalmente, se la foto incriminata fissa la vera morte di Federico Borrell o piuttosto la sua messa in scena, quasi macabro presagio dell'uccisione che avvenne nel pomeriggio dello stesso giorno.


Robert Capa in una foto di Ruth Orkin scattata a Parigi nel 1952

Robert Capa è considerato il pioniere della fotografia di guerra e più in generale uno dei capisaldi della storia della fotografia del XX secolo.
Il suo motto era: "Se le tue foto non sono abbastanza buone è perché non sei abbastanza vicino".
Un altro grande fotografo, Henri Cartier-Bresson, lo definì "un avventuriero con un'etica".
Capa, di avventure, ne ha attraversate molte, da quando se ne è andato a diciassette anni, nel 1930, dalla sua tranquilla posizione di figlio della borghesia ungherese diventando, da Endre Friedman che era, Robert Capa.
Ha solo venticinque anni quando scatta le sue famose undici foto dalla Spagna repubblicana in guerra pubblicate appunto da Picture Post.

Tra molte birre e molti gin, tra molti amici meravigliosi e molte guerre, Capa nel 1938 è in Indocina a fotografare la resistenza del popolo cinese contro l'invasione giapponese; poi di nuovo in Spagna, e in Francia.
Emigrò pure negli Stati Uniti, dove gli negano il passaporto ma lo mandano a documentare lo sbarco in Normandia.
E' sua la foto del contadino che indica al soldato americano, appena sbarcato in Sicilia, la strada che hanno preso i tedeschi in ritirata.
Infine il Vietnam, e la mina che, nel '54, uccide Capa a soli quarant'anni.

Fonte notizie:
www.photographers.it
FotoCult, anno V num. 41, marzo 2008, pag. 36.
Fonte foto: dal web

martedì 26 febbraio 2008

Fotografi nel web #11: Andrea Elli



Andrea Elli: chi è? Fotografo per professione o per passione? 
Per passione. Un po’ ereditando un hobby già di mio papà, poi ci ho messo del mio.Ho sempre amato guardare riviste ricche di foto, adoro certe pubblicazioni di design o certe riviste tecniche di comunicazione, ma anche moda e costumi.Una foto può esprimere molto di più di un testo, addirittura può suscitare emozioni che a volte nemmeno l’autore ci ha visto mentre la scattava. Questa è la forza della fotografia. E non richiede l’impegno di tempo di una lettura.Con una foto raggiungi molte più persone in molto meno tempo. Inoltre non sei influenzato dalle parole usate da chi scrive, ma le metti tu, le parole che senti più adatte.

Quando hai iniziato? 
Pochi scatti su compatte a pellicola, poi il vero inizio con la prima digitale aziendale una 800Kpixel… era il 1998.

Quale genere ti piace maggiormente fotografare? (ritratto, paesaggio, macro, reportage...) 
Mi sto formando, non ho ancora un genere ben definito. Riprendo tutto ciò che mi può sembrare interessante. In generale mi piace “rubare” scatti a persone.Non sono un ritrattista, non ne ho la tecnica, né l’attrezzatura. Non sono un paesaggista, preferisco gli scorci o i dettagli architettonici.Qualche ragnetto l’ho fotografato pure io, ma per curiosità più che altro, non per la ricerca del macro.Ecco, il reportage farebbe più per me, mi vedrei a seguire eventi, dove occorre essere rapidi, adattarsi a posizioni e condizioni di luce di emergenza, dove non hai il tempo per pensare ma a malapena quello per cambiare il rullino (o la card).Il fotografo di guerra è il mito che non raggiungerò mai, un po’ per paura, un po’ per amore per la mia famiglia, non potrei farli stare in ansia così tanto, ma un giorno mi piacerebbe seguire la "Parigi-Dakar" o l’America’s Cup.

Hai fatto qualche corso di fotografia?
Non sono un tecnico, ma un autodidatta, un pasticcione più che altro. Trovo info sul web, ascolto i consigli e li testo, più che altro cerco di imparare dai miei errori, e ne faccio tantissimi.A volte osservo certe “licenze” in certe foto d’autore, e per questo motivo conservo spesso foto palesemente “sbagliate”, dovessi diventare famoso, un giorno.

Quali sono i fotografi del passato e del presente che più apprezzi? 
Herbert List, un mito del passato; Raffaele Ciriello, il mio fotografo d’assalto preferito; Uliano Lucas, grande maestro, testimone del passare dei tempi; Erik Messori, per il suo fotogiornalismo artistico.

Che attrezzatura fotografica hai usato nel passato, e quale stai attualmente utilizzando? 
Epson pc800 – 1998-1999Sony Mavica FD 1,4Mp – 2000-2001Olympus Camedia C3020Z 3,2Mp – 2002-2005Olympus E-300 8Mp – 2005 (14-45mm e 70-300mm)Nikon S3 6Mp – 2006

Qual è lo scatto al quale sei particolarmente legato?
Non è la più bella foto che ho mai fatto, ma è la prima foto che ho potuto scattare a mia figlia e ciò la rende unica e irripetibile, testimonianza eterna di un momento di emozione grandissimo.


Quali sono i tuoi progetti attuali e quali quelli per il futuro?
I miei blog, e un progetto, "Andrea's in serch of art" inaugurato con un blog dedicato dal 21 febbraio.Una collaborazione con un giovane poeta, vedremo se porterà frutti, lui è bravo, ho già pubblicato un suo lavoro sul mio blog.

Hai mai esposto le tue immagini in mostre fotografiche personali o collettive? 
Mostre in gallerie d’arte non ancora, il mio obiettivo è e rimane una personale entro il 2010, ma forse sono troppo ambizioso, magari non ci arriverò mai.Nel frattempo, a breve, esporrò in una “personale” su una parete di un parrucchiere, poi ne ho in programma altre due in sedi diverse della mia azienda, di cui una a Parigi.

Hai mai avuto riconoscimenti in concorsi fotografici o pubblicazioni delle tue foto su libri o riviste? 
Ho partecipato a qualche concorso sul web dal 2006 ad oggi.Ho vinto due cordless al concorso “1254 Scrivilo dove vuoi ma scrivilo” di Telecom.Due abbonamenti a Focus per il 2008.La copertina di Tuttocittà di Varese 2007.Le copertine di Tuttocittà di Modena e Piacenza (in collaborazione con gli autori Paolo, Antonella e Raffaella Sacchitelli e Giuseppe Elli.

Quanto tempo dedichi alla fotografia? 
Sono scatti di passaggio per lo più, non vere “battute”. Molti scatti a Letizia purtroppo molto flash e il risultato è molto “intimo” e poco artistico. Ma il blog di Letizia è nato proprio per far sentire più vicini i nonni e gli zii che abitano lontano, sparsi per tutta Italia e così possono seguirne la crescita. La maggior parte del tempo è dedicata alla post-produzione, dove mi diverto nelle ore notturne, sto scoprendo molte cose. A me non piace leggere i manuali.

Raccontaci un episodio curioso o simpatico durante una sessione fotografica.
 
Di solito mi nascondo abbastanza quando vado a caccia, cerco di non farmi notare, per “rubare” meglio. Ho sempre un po’ paura di urtare la suscettibilità di qualcuno, violandone un pochino la privacy.Una volta a Torino mi capitò di essere ingaggiato su due piedi per fare le foto ad un incidente stradale e poi di inviarle via mail. In un secondo tempo capii che uno dei due si distrasse proprio per guardare cosa stessi fotografando di così interessante in quella via così “normale”...Un giorno farò un post su questo avvenimento.

Quando rivedi i tuoi vecchi scatti cosa pensi? 
In generale rivedo quei momenti in cui stavo decidendo se scattare o meno, spesso penso che sarebbe stato interessante farne altre da diversi punti di vista.Ma ormai è tardi. Raramente sono pienamente soddisfatto di una mia foto.

Dove sono pubblicate, sul web, le tue foto?
Blog:le foto nascoste e relativi blogs correlati. 
Gallerie:http://www.fotoantologia.it/foto/?ud=947http://www.maxartis.it/showgallery.php?cat=500&ppuser=2147http://www.photosig.com/go/users/viewportfolio;jsessionid=age4dPxdPN8-rlWrTh?id=85972www.usefilm.com

Un pensiero a chi si avvicina ora al mondo della fotografia. 
Per fare una fotografia che colpisca ci vogliono fortuna e sensazione. E’ la percentuale di queste due che porta al capolavoro.Naturalmente una buona tecnica e un’attrezzatura da migliaia di euro agevolano l’impresa, ma per dirla alla maniera di mio papà : “Anche con una Graziella Coppi vincerebbe un Giro”.Non esiste ancora una formula per fare foto perfette e di impatto, il sentimento e il piacere devono fare da guida, i risultati verranno, con pazienza.





Fotografie: © Andrea Elli

lunedì 25 febbraio 2008

"attimi": mostra fotografica di Sauro Marini

Segnalo una mostra fotografica dell'amico Sauro Marini dal titolo "attimi": dal 1° al 30 marzo 2008 presso il Ristorante Traiano di Ancona in Via XXIX Settembre, 6/a.
Invito chi può a farci un salto, sarà sicuramente interessante...


Leggi anche l'intervista a Sauro Marini per la serie "Fotografi nel web".

"Lo scrigno del male" di Martin Langfield: impressioni a caldo

Ho da poco finito di leggere "Lo scrigno del male" di Martin Langfield che, sinceramente, non saprei se definire un thriller, un romanzo di fantascienza, un giallo o un fantasy a sfondo esoterico.
Confesso che mi avevano molto incuriosito, nell'acquisto, il titolo e la copertina, nonché le note che seguono:

Martin Langfield - LO SCRIGNO DEL MALE

La vita di Robert Reckliss, direttore della sede newyorchese di un'agenzia di stampa, sta andando in frantumi: in seguito al suicidio di un industriale intervistato dalla sua redazione, è stato sospeso dal lavoro, e il suo matrimonio sta attraversando una grave crisi, iniziata dopo che la moglie ha perso il figlio tanto atteso. Come se non bastasse, una mattina Robert riceve un pacco speditogli da Adam, un amico di cui ha perso le tracce dopo l'università. L'involucro contiene una piccola scatola di metallo e un biglietto scritto a mano, che recita semplicemente: "Ti prego, aiutami. Non c'è tempo". La scatola contiene poi due chiavi e una parola: "Vitriol". All'inizio, Robert pensa sia solo l'ennesimo rompicapo escogitato da Adam, grande appassionato di enigmi. Ben presto, però, si trova invischiato in una serrata caccia al tesoro, condotta sopra e sotto le strade di Manhattan, che ha ben poco del gioco e della finzione: l'obiettivo è disinnescare un arcano ordigno, che di lì a una settimana distruggerà New York e, probabilmente, l'intero Occidente. Soltanto rintracciando sette chiavi e superando sette prove fisiche e spirituali, Robert potrà trovare e disinnescare l'arma più potente che l'uomo abbia mai conosciuto.

"Lo scrigno del male" di Martin Langfield (The Malice Box, 2007), traduzione di Laura Prandino, Editrice Nord, collana Narrativa 302, pag. 474, euro 18,60.

L’autore è nato nel 1962 a Peterborough, in Inghilterra. Per vent’anni ha lavorato alla Reuters come corrispondente e questo lo ha portato a vivere in numerosi paesi del centro e del sud America e anche a Cuba, in Spagna e negli Stati Uniti, paese dove si è stabilito dal 1999.


Diciamolo pure: un po' me l'aspettavo che non fosse un romanzo "imperdibile" e quindi non posso lamentarmi più di tanto della parziale delusione.
La storia è molto particolare, una sorta di (improbabile) caccia al tesoro via GPS per le strade di Manhattan con l'obiettivo finale di salvare il mondo da una minaccia spaventosa: una bomba psichica di immenso potere distruttivo, lo "Scrigno del Male" appunto, ovvero il Ma'rifat'!
L'ordigno,
per la cui costruzione vengono tirati in ballo gli appunti alchemici dell'ultimo dei maghi, Isaac Newton, che avrebbe segretamente trovato la formula della Pietra Filosofale, è pronto ad esplodere per ripulire il simbolo dell'Occidente dai suoi peccati, e potrà venire disinnescato solo da chi saprà portare a termine una "Via" composta da sette prove spirituali e purificatrici, ispirate alla sequenza dei chakra e alla spiritualità indù: terra, acqua, fuoco, aria, etere, mente e spirito.
Il tutto è amalgamato da una storia d'amore trainante, da rapporti d'amicizia e legami di sangue che vengono svelati con frequentissimi
salti temporali (che a dire il vero, a volte, più che illuminare fanno confondere le idee al lettore).

Insomma, una trama perfetta per un film d'azione di serie B, ma un po' troppo ripetitiva e assurda da leggere in un libro.
Di buono c'è che
Martin Langfield ci fa conoscere in maniera molto ben dettagliata parecchi lati nascosti della Grande Mela, e anche la paura, l'angoscia e il timore di un nuovo 11 settembre provato dal popolo americano; l'autore ha infatti dichiarato di aver tratto ispirazione per il racconto proprio dall'attentato alle torri gemelle del 2001.

Conclusioni: consigliare o sconsigliare la lettura di questo libro?
Non saprei... a me non è piaciuto moltissimo, ho un po' faticato a giungere alla fine della storia, ma sotto certi aspetti qualche nuova conoscenza me l'ha lasciata; insomma, dipende dai vostri gusti.
Magari, però, prima di acquistarlo, andate a cercarvi qualche recensione su internet.
Io ne ho trovate pochine, le riporto a titolo di curiosità:


Assurdo. Nella fase di scelta di questo libro mi sono fatto attrarre della trama che, parlando di una caccia al tesoro con enigmi da risolvere, sembrava intrigante, ma alla fine mi sono trovato ad affrontare poteri della mente e forze spirituali. Più che un thriller mi è sembrato un trattato di esoterismo, sull'onda della New Age. Io non sono riuscito ad andare oltre la pagina numero 100, pertanto lo sconsiglio vivamente ai non amanti del genere. Attenzione ai libri della Nord, perchè alcuni vanno davvero al di là della semplice comprensione.

Forse appartengo ad una generazione che non sa apprezzare romanzi fortemente onirici, fatto sta che ho sinceramente faticato a seguire la trama di questo libro trovandolo, a dire il vero, piuttosto noioso.

La trama è scontata, già nel prologo si capisce come andrà tutto il libro e vengono ripetute mille volte le stesse cose: una noia mortale!
L'unica cosa positiva è che il libro fa conoscere i lati nascosti di Manhattan e fa venire voglia di visitarla.

domenica 24 febbraio 2008

"Rockin’ Senigallia" - Mostra fotografica di Emilio Cattolico al Winter Jamboree 2008

Torna anche quest'anno, alla Rotonda a Mare di Senigallia, la "baldoria d'inverno" del Winter Jamboree: la versione invernale tutta da ballare a ritmo di Rock'n'Roll e swing del Summer Jamboree, il celebre festival internazionale della musica e della cultura dell'America degli anni '40 e '50.

Il programma della seconda edizione del Winter Jamboree, dal 29 febbraio al 4 maggio, prevede non solo musica e ballo, ma anche una rassegna cinematografica ed una mostra fotografica: 50 immagini del fotografo Emilio Cattolico, rigorosamente in bianco e nero, rigorosamente in analogico, "rubate" a Senigallia durante il Festival.
Da non perdere!

Il programma del Winter Jamboree 2008


"Rockin’ Senigallia" - Mostra Fotografica di Emilio Cattolico
Senigallia, Rotonda a Mare - 29 febbraio/1° marzo 2008


Le immagini sono 50 in Bianco e Nero realizzate in analogico e non in digitale, snobbando così la tecnologia e portando avanti quel filo conduttore “vintage” che solo le tradizionali tecniche fotografiche sanno consegnare al visitatore. Ho cercato di cogliere dettagli femminili e maschili – vero punto di orgoglio del festival – ma nel contempo intimità di alcune coppie, il dinamismo di ballerini jive e del Rock, ma anche la gente forza trainante di questo evento. Non ho usato il colore semplicemente perché sono convinto che il “passato” non lascia cromatismi ma lo si ricorda in Bianco e Nero.
Emilio Cattolico


NOTE SUL FOTOGRAFO: Emilio Cattolico, dottore in Comunicazione e Multimedialità, è nato nel 1977 e vive a Taranto coadiuvando la sua attività tra le forme della Comunicazione moderne, le prospettive, le problematiche attuali dell’Immagine e la Fotografia. Si occupa di ricerche fotografiche di costume sociale, ritualità antropologica e orizzonti e contaminazioni musicali. Attualmente dedica notevoli sforzi alla fotografia collaborando con testate quotidiane locali e periodici nazionali. Recentissimi i suoi lavori sul Jazz Italiano e il suo reportage fotografico sul "Summer Jamboree".








Fotografie: © Emilio Cattolico