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giovedì 29 aprile 2010

una mia foto su FotoCult di maggio 2010

Questa mattina ho trovato una bella sorpresa in edicola: sul numero 65 di maggio 2010 di FotoCult, a pag. 52, c'è una mia foto! :-)


(la versione originale della foto è qua)


Ecco il testo che accompagna la pubblicazione:

Libero Api - Senigallia (AN)
Il filosofo e giurista italiano Giambattista Vico parlava saggiamente nei suoi scritti di "corsi e ricorsi storici": tutto, nel costume come nella politica, periodicamente ritorna, specie in quei momenti di incertezza in cui si cercano deliberatamente appigli al passato. Per molti, oggi, la fase storica che evoca sicurezza è quella dei favolosi anni Cinquanta, quando il risveglio economico infondeva nella società ottimismo e voglia di rinnovamento; rinasce così anche lo stile che ha contraddistinto quegli anni, con il proliferare di bustini stretti in vita a rievocare la moda femminile post-bellica. Di questo gusto rétro si fa testimone Libero Api con il doppio ritratto che qui pubblichiamo: la foto, tutta giocata sulla corrispondenza dei profili, è stata scattata durante il Summer Jamboree, una manifestazione internazionale di musica e cultura dell'America anni '40 e '50 che si svolge in agosto a Senigallia (AN).
Canon Eos 450D con Sigma 70-200mm alla focale 146mm; 1/1250sec f/2,8; 200 ISO.

Ringrazio e saluto le mie modelle preferite: Caterina e Serena, a.k.a. BettieBlack e SerySwinger!

martedì 27 aprile 2010

Fotografi nel web #116: Giulia Berardi



Giulia Berardi chi è?
Non è mai facile cercare di definirsi. Soprattutto per chi, come me, si sente sempre in evoluzione, in viaggio, all'interno dell'esistenza. Allora, quando mi chiedono di "declinare le generalità" (sono di Nuoro e sono del 1969) mi verrebbe da declinare le mie... singolarità ovvero quello che so di me, quello che mi sembra di sapere di me o di avere imparato sino a oggi. Ad esempio, so che non fotografo per professione e preferirei alla definizione classica di "fotoamatore" quella, inesistente, di "fotoamante" o "fotogiocatrice". So che fotografo "con la pancia", sull'onda delle emozioni che, nel bene e nel male, sono la costante del mio esserci. So che mi emoziono spesso per piccole cose, dettagli minimi del quotidiano che mi passano davanti e attraverso i quali fotografo le mie emozioni, sempre, anche quando non ho la macchina con me! So che fotografare è per me un bisogno, un'urgenza, un modo di essere, una grande fortuna. E' raro che io mi annoi, anche quando l'aereo ha tre ore di ritardo, o sono al supermercato, anche senza macchina fotografica guardo, vedo, compongo e, così, nascono delle "fotografie mentali" che convivono con le mie foto realizzate, a volte anticipandole. So che fotografare è un modo di esprimere una parte di me molto profonda, legata alla fantasia, alla libertà, alla sensazione stessa di essere viva. So anche che fotografo spesso usando la macchina come un'armatura, o uno scudo; è un oggetto, la macchina fotografica, che crea una specie di distanza fisica fra l'emozione e ciò che la produce; quello che di emozionante appare davanti a me a volte può fare male, per la sua intensità, nel bene o nel male, anche una luce particolare può "far male". Allora, ecco, la macchina che scatta mi protegge, mi fa da scudo nei confronti di quell'intensità emotiva, possedendo l'attimo e allo stesso tempo distanziandolo da me.

Quando hai iniziato a fotografare? Che attrezzatura fotografica hai utilizzato nel passato, e quale stai attualmente utilizzando?
Ho iniziato nel 1990, utilizzando una reflex della Pentax (p30) che ancora utilizzo quando decido di lavorare in analogico. Allora producevo soltanto diapositive, perché costavano meno delle stampe e io ero una studentessa universitaria spiantatissima. In quegli anni avevamo fondato con un gruppetto di amici un piccolo circolo fotografico: fu un'esperienza molto divertente, anche se di breve durata. Dal 1998 al 2005, invece, mi sono dedicata poco alla fotografia, l'ho vissuta come una compagna nei viaggi, o del fine settimana, ma non occupava in modo fondamentale la mia quotidianità così come avviene adesso. Impigrita per un periodo dall'utilizzo di una compatta digitale, mi sono sentita di nuovo vitale solo riprendendo ad utilizzare una reflex (ho acquistato una D80 della Nikon e a volte utilizzo anche la D300, un'altra macchina che "abita" in casa mia). Mi piace "umanizzare un po' questi apparecchi che mi permettono di esprimermi, mi sembra di togliere loro un po' della "freddezza" tipica della tecnologia. Comunque nella mia macchina ho coperto il logo che indica marca e modello con del nastro adesivo nero; con una bella stoffa colorata ho rivestito la tracolla, amo la macchina fotografica per le strada in cui mi conduce e le finestre che mi apre, più che come oggetto da idolatrare o inseguire nelle sue versioni avanzate e sempre più tecnologiche. Per il modo in cui vivo la fotografia non è troppo importante l'attrezzatura... certo gli obiettivi mi piacciono luminosi, e desidero tanto una full frame, ma penso che la macchina fotografica sia io, stia nel mio sguardo, nella mia capacità di essere sguardo, e trovo estremamente noiose quelle dispute infinite fra canonisti e nikonisti... che somigliano tanto a: tu che squadra tifi? [...]


L'intervista continua su Fotografi nel Web





Fotografie: © Giulia Berardi

martedì 20 aprile 2010

Fotografi nel web #115: Simona Durzu



Simona Durzu: chi è?
Sono una... fotoqualcosa, diciamo. Una 22enne che, al grido di "Io... speriamo che me la cavo", cerca di giocare col flusso di immagini che vanno dal mio mondo interiore a quello esteriore, a volte mettendo in scena il primo, altre reinterpretando il secondo. Non sempre mi riesce, ma sto imparando ad essere paziente.

Quando hai iniziato a fotografare?
Mi piacerebbe poter dire che la mia prima parola è stata "click" o che a cinque anni ero già un'esperta di tempi di esposizione ed apertura del diaframma, ma sarebbe una gran bella bugia. Anche se da piccola passavo molto tempo con un amico di famiglia (fotografo e pittore che tuttora ritengo eccezionale), all'epoca ero molto più interessata alla scrittura. Il mio interesse per le arti visive era circoscritto alle illustrazioni (traduzione: tremendi scarabocchi) che realizzavo per le mie poesie usando i residui di tempera del suddetto amico. Questo binomio, però, ha fatto sì che mi avvicinassi alla fotografia qualche anno più avanti, ovvero quando, scrivendo su un blog, accompagnavo sempre i testi a delle fotografie finchè, dopo una sera passata a cercare inutilmente "quella giusta", ho cominciato a pensare "...E se provassi a farle io?". E così è cominciata questa malat... pardon, volevo dire passione!

Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
Posto che le mie fotografie andrebbero poste alla voce "chiamate la neuro" (dovrei dire "conceptual", vero?), pur se scarsamente ricambiata amo anche il ritratto "rubato". Mi costringe ad osservare fino in fondo e ad essere molto severa con me stessa, cercando di non cedere alla tentazione dei soggetti "facili" o alla ricerca del "particolare" ad ogni costo. La vera sfida, o forse la vera cura a questi tempi così veloci, è re-imparare a trovare la bellezza di ciò che è apparentemente semplice e banale. Lo so, sto scoprendo l'acqua calda. Ma è bene ricordarmelo. [...]


L'intervista continua su Fotografi nel Web




Fotografie: © Simona Durzu

lunedì 19 aprile 2010

presentazione del libro "BazanCuba": il fotografo Ernesto Bazan a Senigallia

Nell’ambito degli eventi previsti per il corso di fotogiornalismo, venerdì 23 aprile 2010, alle ore 21, si terrà presso il Musinf di Senigallia, un incontro con il grande fotografo Ernesto Bazan, curato da Simona Guerra.


Bazan è uno tra i fotografi italiani contemporanei più conosciuti e a Senigallia presenterà il suo nuovo libro dedicato a Cuba. La pubblicazione sta avendo ulteriori presentazioni in varie città italiane fra cui Bologna, Milano e Roma e Senigallia rappresenta l'unica tappa marchigiana per il fotografo. Ci sono voluti "solamente" 14 anni di vita e fotografia a Cuba, e poi due intensi anni di editing, messa in pagina e finalmente tutte le fasi di stampa per dare alla luce il nuovo libro di Ernesto Bazan intitolato semplicemente Cuba. Approdato sull'isola per la prima volta, quasi per caso, nell'autunno del 1992, Bazan ha intrapreso una love story durata quattordici anni. Per le strade dell’Avana ha ritrovato la sua infanzia siciliana perduta e inconsciamente cercata invano durante molti viaggi in giro per il mondo.

Per tanti anni Cuba l'avevo fortemente desiderata come si desidera una donna che incontri e non riesci più a togliertela dalla testa. Sono quasi certo d’esserci vissuto in un'altra vita” ha scritto nelle pagine del suo diario. E lì ha trovato la sua compagna di vita Sissy e da questa unione sono nati i loro gemelli Pietro e Stefano. Grazie alle foto scattate nel suo incessante deambulare per l’isola, Bazan ha avuto anche il privilegio di vincere alcuni dei più importanti premi internazionali fra cui vale la pena menzionare: il W. Eugene Smith Fund considerato l'Oscar della fotografia documentaristica mondiale, il primo premio nella categoria di vita quotidiana al World Press Photo, e una borsa di studio dalla prestigiosa Fondazione Guggenheim. Il libro contiene stralci del suo diario, provini, riflessioni e citazioni di vari autori che riassumono la filosofia di vita e di lavoro del fotografo.

Uno degli aspetti più straordinari di questo libro, stampato su una bellissima carta opaca utilizzando degli inchiostri appositamente creati per la stampa, è stata la partecipazione corale di oltre 40 dei suo studenti (Bazan da oltre otto anni si dedica esclusivamente ad impartire i suoi workshop in America Latina, a New York e nella sua Sicilia natale) nella cernita delle fotografie, la sequenza e il lay-out del libro. L'essere riuscito a mantenere il totale controllo di ogni singola fase della produzione ha permesso al fotografo di raccontare la sua storia in maniera personale e intima, mantenendo la piena sovranità e indipendenza di tutti i contenuti. Il libro coniuga magistralmente un approccio reportagistico in cui Bazan cerca di cogliere la quintessenza del vivere quotidiano fotografando gente sconosciuta, incontrata per qualche secondo per le strade dell'isola assieme ad un approccio più intimo e personale nelle foto che ritraggono vari momenti nella vita della sua famiglia e dei suoi cari amici contadini con cui ha condiviso lunghi periodi di tempo nelle indimenticabili campagne cubane reminiscenti della terra natia.

Come ha rilevato la grande scrittrice americana Vicki Goldberg nel suo epilogo: "Ernesto sembra d’essere nato cubano per il suo temperamento e d’esserlo diventato ancora di più con la famiglia e i tanti anni di permanenza sull’isola. Il suo racconto, presentato con un linguaggio inconsueto, quasi labirintico, non è quello di un osservatore bensì quello di un insider". Bazan ben lungi dall’essere uno spettatore esterno paracadutato sull’isola per un tempo limitato, ha scelto di vivere dal di dentro questa esperienza di vita irripetibile, mescolandosi con i cubani, diventando uno di loro, condividendo le loro gioie e i loro dolori. Parlando del suo lavoro cubano a Bazan piace citare sempre Rilke uno dei suoi mentori: ”Il tempo non si misura, un anno non importa, e dieci anni non sono niente. Essere un artista significa non enumerare e contare, ma maturare come l’albero che non forza la sua linfa, e si erge sereno durante gli acquazzoni primaverili, senza preoccuparsi che poi l’estate non verrà. Viene. Ma viene solo per coloro che sono pazienti, che stanno lì come se l’eternità giacesse davanti a loro, così incurantemente silenziosa e vasta. L’apprendo ogni giorno della mia vita, l’apprendo con dolore. Ne sono grato: la pazienza è tutto”. La sua profonda e personale partecipazione alla vita del paese durante uno dei momenti storici più difficili vissuti della storia cubana, che Fidel Castro aveva eufemisticamente chiamato El Periodo Especial, rende ogni foto pulsante e sorprendente. Le immagini sono contagiose e toccano le corde più profonde dell'animo umano.
Il volume è composto da 280 pagine e contiene 118 fotografie.

domenica 18 aprile 2010

Carmen Consoli "Ventunodieciduemilatrenta club tour" - Senigallia, 17/04/2010

Mamamia Alternative Music Club - Senigallia
sabato 17 Aprile 2010


La "cantantessa" si è rimessa in gioco tornando alle sue radici rock con "Ventunodieciduemilatrenta", un concerto elettronico che l'ha vista per la prima volta al basso.

Emblematica la scelta di intitolare questo tour come la canzone più sperimentale del disco, “Ventunodieciduemilatrenta”, appunto, nel cui testo si intrecciano fantasie oniriche e futuribili, un’aspra critica al pregiudizio borghese e un immaginario chagalliano, la descrizione di un non-luogo simile ad un aeroporto con “l’atmosfera gioviale” di un qualche festeggiamento.
La canzone, in qualche modo riassume la Carmen di oggi che brinda ed indaga sulle possibili declinazioni dell’amore: l’amore materno, filiale, carnale, promiscuo, fedele e spirituale. In una ricerca che è linguistica ma anche musicale e tematica.

Sul palco, insieme alla Consoli bassista, c'erano Santi Pulvirenti alla chitarra elettrica, Andrea Pesce tastiere e moog e Leif Searcy alla batteria.

Sotto al palco, invece, c'ero anch'io, e questi sono alcuni scatti...


Canon EOS 50D - Sigma 70-200 F2.8 APO EX DC HSM
1/160 - F2.8 - ISO640 @ 175 mm.

Canon EOS 50D - Sigma 70-200 F2.8 APO EX DC HSM
1/160 - F2.8 - ISO640 @ 159 mm.

Canon EOS 50D - Sigma 70-200 F2.8 APO EX DC HSM
1/250 - F2.8 - ISO640 @ 159 mm.












Vuoi vedere la galleria completa del concerto? Clicca sul bottone e buona visione!



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Aggiornamento del 19/04/2010: il reportage è anche su 60019.it


sabato 17 aprile 2010

Noemi "Sulla mia pelle Tour 2010" - Senigallia, 16/04/2010

Teatro La Fenice - Senigallia
venerdì 16 aprile 2010


L’album Sulla mia pelle, uscito il 2 ottobre 2009 per Sony Music, subito arrivato al vertice delle classifiche, è il frutto di un attento progetto di ricerca, sviluppo e affinamento del lavoro artistico che Veronica Scopelliti (in arte Noemi) ha compiuto in quest’ultimo periodo.
Il risultato è un disco vivo, intenso, interpretato con tutto il trasporto e la passionalità da parte di un’artista emergente che ha già messo la sua impronta forte e decisa nel panorama musicale italiano.
Noemi è sicuramente il più grande talento uscito dall’ultima edizione di X Factor e il disco d’oro conquistato con Briciole ne è la testimonianza.

Sulla mia pelle la vede grande interprete di dieci brani inediti.
La produzione artistica è stata affidata a Diego Calvetti che ha curato gli arrangiamenti e ha avuto modo di cucire intorno a lei un progetto personale e ben definito, di altissima qualità.

Quella di Senigallia è stata la data zero del nuovo tour di Noemi dal titolo "Sulla mia pelle" che, partito dalla città marchigiana, toccherà i maggiori palcoscenici d’ Italia.

Io c'ero, ecco qualche scatto della serata...


Canon EOS 50D - Sigma 70-200 F2.8 APO EX DC HSM
1/500 - F2.8 - ISO1.000 @ 200 mm.

Canon EOS 50D - Sigma 70-200 F2.8 APO EX DC HSM
1/800 - F9 - ISO1.000 @ 200 mm.

Canon EOS 50D - Sigma 70-200 F2.8 APO EX DC HSM
1/500 - F2.8 - ISO1.000 @ 200 mm.















Vuoi vedere la galleria completa del concerto? Clicca sul bottone e buona visione!



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Aggiornamento del 19/04/2010: il reportage è anche su 60019.it