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martedì 27 aprile 2010

Fotografi nel web #116: Giulia Berardi



Giulia Berardi chi è?
Non è mai facile cercare di definirsi. Soprattutto per chi, come me, si sente sempre in evoluzione, in viaggio, all'interno dell'esistenza. Allora, quando mi chiedono di "declinare le generalità" (sono di Nuoro e sono del 1969) mi verrebbe da declinare le mie... singolarità ovvero quello che so di me, quello che mi sembra di sapere di me o di avere imparato sino a oggi. Ad esempio, so che non fotografo per professione e preferirei alla definizione classica di "fotoamatore" quella, inesistente, di "fotoamante" o "fotogiocatrice". So che fotografo "con la pancia", sull'onda delle emozioni che, nel bene e nel male, sono la costante del mio esserci. So che mi emoziono spesso per piccole cose, dettagli minimi del quotidiano che mi passano davanti e attraverso i quali fotografo le mie emozioni, sempre, anche quando non ho la macchina con me! So che fotografare è per me un bisogno, un'urgenza, un modo di essere, una grande fortuna. E' raro che io mi annoi, anche quando l'aereo ha tre ore di ritardo, o sono al supermercato, anche senza macchina fotografica guardo, vedo, compongo e, così, nascono delle "fotografie mentali" che convivono con le mie foto realizzate, a volte anticipandole. So che fotografare è un modo di esprimere una parte di me molto profonda, legata alla fantasia, alla libertà, alla sensazione stessa di essere viva. So anche che fotografo spesso usando la macchina come un'armatura, o uno scudo; è un oggetto, la macchina fotografica, che crea una specie di distanza fisica fra l'emozione e ciò che la produce; quello che di emozionante appare davanti a me a volte può fare male, per la sua intensità, nel bene o nel male, anche una luce particolare può "far male". Allora, ecco, la macchina che scatta mi protegge, mi fa da scudo nei confronti di quell'intensità emotiva, possedendo l'attimo e allo stesso tempo distanziandolo da me.

Quando hai iniziato a fotografare? Che attrezzatura fotografica hai utilizzato nel passato, e quale stai attualmente utilizzando?
Ho iniziato nel 1990, utilizzando una reflex della Pentax (p30) che ancora utilizzo quando decido di lavorare in analogico. Allora producevo soltanto diapositive, perché costavano meno delle stampe e io ero una studentessa universitaria spiantatissima. In quegli anni avevamo fondato con un gruppetto di amici un piccolo circolo fotografico: fu un'esperienza molto divertente, anche se di breve durata. Dal 1998 al 2005, invece, mi sono dedicata poco alla fotografia, l'ho vissuta come una compagna nei viaggi, o del fine settimana, ma non occupava in modo fondamentale la mia quotidianità così come avviene adesso. Impigrita per un periodo dall'utilizzo di una compatta digitale, mi sono sentita di nuovo vitale solo riprendendo ad utilizzare una reflex (ho acquistato una D80 della Nikon e a volte utilizzo anche la D300, un'altra macchina che "abita" in casa mia). Mi piace "umanizzare un po' questi apparecchi che mi permettono di esprimermi, mi sembra di togliere loro un po' della "freddezza" tipica della tecnologia. Comunque nella mia macchina ho coperto il logo che indica marca e modello con del nastro adesivo nero; con una bella stoffa colorata ho rivestito la tracolla, amo la macchina fotografica per le strada in cui mi conduce e le finestre che mi apre, più che come oggetto da idolatrare o inseguire nelle sue versioni avanzate e sempre più tecnologiche. Per il modo in cui vivo la fotografia non è troppo importante l'attrezzatura... certo gli obiettivi mi piacciono luminosi, e desidero tanto una full frame, ma penso che la macchina fotografica sia io, stia nel mio sguardo, nella mia capacità di essere sguardo, e trovo estremamente noiose quelle dispute infinite fra canonisti e nikonisti... che somigliano tanto a: tu che squadra tifi? [...]


L'intervista continua su Fotografi nel Web





Fotografie: © Giulia Berardi

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