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mercoledì 23 giugno 2010

Fotografi nel web #124: Wanda D'Onofrio



Wanda D’Onofrio: chi è?
Definire chi sono è una cosa piuttosto complessa. A 31 anni non sono ancora riuscita a trovarmi una definizione precisa. Se dovessi definirmi con una parola direi "eclettica", una donna che ama tutto quello che è arte, dalla pittura alla musica, dal teatro al cinema, dalla letteratura di ogni genere alla scrittura, alla mia passione più grande: la fotografia. Ricerco tutto ciò che mi fa stare bene in qualsiasi cosa che ogni giorno mi si presenta davanti. Ricerco stimoli in ogni angolo della vita, stimoli che possano arricchirmi l’anima; quell’anima che è sempre in continua evoluzione. Mi sento come se non avessi tempo, né un inizio né una fine, ma solo il momento. Wanda... Mi definirei come una crisalide che sta tentando di uscire, ma che fatica a farlo perché il momento propizio non è ancora arrivato. Questo è come mi sento adesso in fotografia. Una crisalide. Vorrei definirmi una "fotoamatrice", ma penso che più appropriatamente sono una "amante delle foto".

Quando hai iniziato a fotografare?
Quando ho iniziato a fotografare? Bella domanda... E a questa bella domanda vorrei dare una bella risposta. Fin da bambina amavo disegnare. Nei miei disegni rappresentavo il mio mondo, ma era solo roba di fantasia. Poi un giorno presi in mano un vecchio album di fotografie che mi ritraevano con mia nonna che non c’è più. Rivedevo da grande quella Wanda bambina insieme alla sua "mamma". E cercavo di sforzarmi di ricordare, ma mi era molto difficile perché i ricordi si erano fatti talmente lontani che non riuscivo a focalizzare niente del mio passato con lei. Sono sempre stata la "fotografa" del gruppo di amici a scuola, nelle gite fuoriporta la domenica, a lavoro quando per un periodo risiedevo all’estero. Fotografare era il mio modo di tenere sempre vivo il ricordo di un preciso momento, di un luogo che avevo visto, di un’azione che avevo compiuto o che aveva compiuto qualcun altro per me. Lavorando nel turismo, soprattutto quando lavoravo in crociera, anche se c’erano mille propositi di tenersi in contatto con le persone conosciute, era difficile poi mantenere fede alla promessa di risentirci una volta scesi a terra. Ma il più delle volte erano parole regalate al vento e quello che era un amico tangibile, diventava il ricordo di un amico. Allora ho cominciato a fotografare i ricordi dei miei amici. Poi, un giorno, al contrario di quanto accade nelle belle favole, il mio "principe azzurro" volò su un cavallo bianco verso il castello di un’altra principessa. Che fare a quel punto? Buttarsi nel pozzo della malattia nera dell’anima? O meglio... occupare il tempo che mi si era improvvisamente fatto anche troppo disponibile con qualcosa che aiutasse me a risalire dal pozzo? E fu così che dall’imboccatura del pozzo mi si srotolò una corda. Mi aggrappai a quella corda con tutte le mie forze e, con mia grande sorpresa vidi che a tenere quella corda non c’era una persona in carne ed ossa, ma c’era un angelo ben più grande di nome Fotografia. Chiesi a Libero Musetti con che cosa avrei potuto cominciare, quale fosse la macchina fotografica più adatta a me per iniziare una relazione che si sarebbe rivelata la più importante della mia vita. E fu così che la mia vita, circa due anni fa, fu riempita da tanti click della mia "bambina". Sì, perché è così che definisco la mia Nikon D60. La mia bambina. E da quell’agosto di due anni fa non ci siamo più separate. Con lei ho proprio un rapporto emozionale. Siamo spesso insieme. Talvolta, anche se non devo fotografare niente, la prendo ugualmente in mano solo per il gusto di premere il pulsante di scatto e sentirle dire "CLICK". Click è come "smack". Per me è il suo bacio. A volte litighiamo. Come madre e figlia. Io ho delle idee in testa, ma lei non ne vuol sapere di farle diventare immagine. O, al contrario, io scatto così tanto per scattare, e lei mi regala delle immagini incredibili. E lì gioiamo insieme... La mia "bambina" non è un semplice mezzo per trasporre in immagini le mie idee. Lei è me. E io sono lei. Viviamo in un rapporto di simbiosi.

Quale genere ti piace maggiormente di fotografare?
Il mio genere preferito sono i ritratti. Ma in una maniera un po’ particolare. Mi sono accorta che non amo fare un ritratto semplice di una persona. Bensì quando vedo una persona le "cucio" un personaggio addosso. Mi spiego meglio. Non mi piace fotografare una persona per quello che è, ma per quello che io vedo in lei. Come fa un sarto con la stoffa. Un esempio pratico. Mia sorella ha degli occhi di un azzurro incredibile, capelli mori che un giorno tagliò corti a caschetto. In lei ho rivisto Cleopatra. Et voilà... con un pezzo di stoffa bianco e un po’ di passamaneria d’oro e qualche gioiello di bigiotteria ecco fatto la "mia Cleopatra". [...]


L'intervista continua su Fotografi nel Web






Fotografie: © Wanda D'Onofrio

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